Archivio mensile Gennaio 2016

RAI: CRIMINALIZZAZIONE MEDICI OBIETTORI ?

E’ quanto afferma il prof. Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la Vita a proposito della puntata del 17 gennaio di ‘Presa Diretta’ andata in onda su RAI Tre.

Ecco il comunicato stampa di Gigli ripreso al momento da ANSA, Dire e Italpress:

COMUNICATO STAMPA – RAI: GIGLI (MOVIMENTO VITA), GRAVE CRIMINALIZZAZIONE MEDICI OBIETTORI. COMMISSIONE VIGILANZA E ORDINI MEDICI INTERVENGANO

Roma, 18 GEN –  “Esprimiamo tutto il nostro sdegno per l’ennesima criminalizzazione dei medici obiettori andata in onda ieri sera nel corso della trasmissione ‘Presa diretta’ su Rai Tre, con il servizio pubblico responsabile della divulgazione di un prodotto infarcito di falsità. Invitiamo la Commissione di Vigilanza RAI ad intervenire correggendo l’uso dell’informazione a fini ideologici e la Federazione nazionale degli ordini dei medici a reagire a questo attacco ai fondamenti etici della professione”. Lo dichiara in una nota il presidente del Movimento per la Vita Italiano e deputato del gruppo parlamentare ‘Democrazia Solidale-Centro Democratico’, Gian Luigi Gigli.

“L’obiezione di coscienza non costituisce una benevola concessione da parte di uno Stato fonte di ogni diritto, bensì – sottolinea Gigli – un diritto che, al pari del diritto alla vita, lo Stato democratico può soltanto riconoscere, se vuole  distinguersi dai regimi autoritari.

Il rispetto della coscienza dei singoli connota soprattutto le democrazie pluraliste, in cui la mancanza di valori condivisi non può essere sostituita dall’imposizione per legge di un’etica, se pur maggioritaria. Rappresenta una difesa della coscienza del singolo, quando le leggi e le istituzioni mettono in discussione i diritti naturali, primo tra i quali il diritto alla vita. La richiesta di sopprimere la vita di un essere umano fa nascere, infatti, un insanabile conflitto nell’animo di chi ha scelto di curare e di aver cura.

I dati ufficiali del Governo hanno il pregio di dimostrare la pretestuosità degli attacchi ai medici obiettori di coscienza, contro i quali vengono periodicamente riproposti ostacoli alla progressione di carriera e concorsi riservati ai medici non obiettori.

Il Ministero della salute conferma infatti che non emergono criticità nella fornitura del ‘servizio’, riconducibili alla testimonianza a favore della vita dei medici obiettori. Continuano infatti a diminuire i tempi di attesa fra rilascio della certificazione e intervento, mentre il 90.8% delle IVG viene effettuato nella regione di residenza, anche perché ogni 75 strutture in cui si partorisce ve ne sono 5 in cui si fa  un’IVG: un dato decisamente elevato se si tiene conto che per fortuna il numero di IVG è pari a circa il 20% del numero di nascite. I medici non obiettori non possono nemmeno lamentare di essere ghettizzati a fare aborti, effettuando in media 1.6 aborti a settimana, con un minimo di 0.5 per la Sardegna e un massimo di 4.7 IVG per il Molise. Impossibile dunque che il carico di ‘lavoro’ legato alle IVG impegni tutta l’attività lavorativa di chi si è reso disponibile ad eseguire aborti.

Mentre si assiste alla cancellazione dei punti nascita, vi è il sospetto che l’insistenza nel voler penalizzare gli obiettori possa mascherare il tentativo di privilegiare le carriere  dei non obiettori a danno dei medici che optano per la sacralità della vita.

La presenza di obiettori è sotto attacco in Italia e nel resto d’Europa perché disturba chi vorrebbe fare dell’aborto un diritto e costituisce un silenzioso richiamo per tutte le coscienze sul valore della vita umana e sui diritti del nascituro”.

On. Prof. Gian Luigi Gigli

Presidente del Movimento per la Vita Italiano


		

Aborto, una tragedia da non banalizzare

«Aborto, una tragedia da non banalizzare».

Così titola il quotidiano “Avvenire” a pagina 15 dell’edizione odierna. Prendendo spunto dai recenti 4 casi di donne morte in sala parto e di quella morta durante un aborto, il giornalista Paolo Ferrario parla con il prof. Gianluigi Gigli presidente del Movimento per la Vita.

«Per non morire di parto bisogna migliorare l’efficienza dei punti nascita e non è detto che il modo migliore sia chiudere quelli che non arrivano a 500 parti all’anno». Non sempre, insomma, “razionalizzazione” e “sicurezza” vanno di pari passo, ricorda il presidente del Movimento per la Vita, Gian Luigi Gigli, che interviene sui decessi in sala parto delle ultime settimane, avanzando riserve su uno dei capisaldi del Piano del ministero della Salute su gestione e modelli dei punti nascita. «Prima di pensare di sopprimere il servizio in tante località sulla base di dati puramente quantitativi – sottolinea Gigli – sarebbe forse preferibile valutare per ognuno di essi le prestazioni, in termini di esiti e di complicanze».

Più avanti prosegue l’articolo:

In primo luogo, osserva il presidente del Movimento per la vita, chi vuole evitare che le donne muoiano durante un’interruzione di gravidanza, «dovrebbe lavorare con noi per rimuovere le cause socio-economiche che portano tante donne all’aborto». Oggi questo servizio viene svolto «senza alcun efficace intervento preventivo da parte delle istituzioni, ma soltanto con l’aiuto dei volontari dei nostri Centri di Aiuto alla Vita»

Avvenire aborto parto

L’articolo del quotidiano Avvenire