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“Sarà femmina”.

Uno studio sull’aborto selettivo basato sul sesso, pubblicato l’undici aprile dal Canadian Medical Association Journal, ha riaperto la discussione nel Paese su questa terribile pratica.

Il Ministro della Salute della provincia dell’Ontario, Eric Hoskins (nella foto), si è detto “profondamente turbato”, ricordando ai medici che non dovrebbero eseguire simili procedure.

Il Ministro della Salute dell'Ontario, Eric Hoskins

Il Ministro della Salute dell’Ontario, Eric Hoskins

Riportiamo sull’argomento, l’articolo di Laura Bianchi pubblicato la scorsa settimana sul quotidiano “La Croce”.

Uno studio, pubblicato questa settimana dal Canadian Medical Association Journal, ha rivelato che in Canada l’aborto selettivo sulla base del sesso del nascituro è una realtà, diffusa in particolar modo nelle comunità di immigrati di origine indiana.

Se la proporzione normale di nascite tra bambini e bambine, in Canada, è di circa 105 maschi per ogni 100 femmine, tra le madri di origine indiana che hanno già due figlie, la proporzione salta a 138 maschi ogni 100 femmine. Tra le madri di 3 bambine si arriva a 166 maschi ogni 100 bambine. Gli autori dello studio hanno stimato che, negli ultimi 20 anni, a circa 4,472 bambine è stato impedito di nascere.

Che l’aborto selettivo (in base al sesso) sia una realtà in Canada non è nemmeno una novità: nel 2012, sempre il Canadian Medical Association Journal, aveva rivolto un appello ai medici, chiedendo di non rivelare ai genitori il sesso dei nascituri, prima della 30’ esima settimana di gestazione. Uno studio aveva infatti accertato che l’eliminazione, tramite aborto, di feti di sesso femminile, aveva determinato scompensi  delle proporzioni ‘normali’ maschio/femmina nelle nascite, all’interno di alcuni gruppi etnici, in tutto il Nord America.

Nel 2014 una dichiarazione congiunta della ‘Society of Obstetricians and Gynecologists of Canada’ (Associazione di Ostetrici e Ginecologi canadesi) e della ‘Canadian Association of Radiologists’  (Associazione dei Radiologi Canadesi) aveva chiesto di porre fine all’utilizzo degli strumenti ad ultrasuoni per ‘intrattenimento’ o per individuare il sesso dei bebè nel grembo materno.

Come sottolinea Robyn Urback dalle pagine del Toronto National Post: “ la questione è una patata bollente (e rischia di diventare una bomba a tempo – Ndt)  per il Governo canadese, sia dalla prospettiva del relativismo culturale, ma anche perché il nostro Primo Ministro Justin Trudeau, orgogliosamente femminista, aveva promesso che tutti i suoi Parlamentari avrebbero sempre votato in Parlamento a favore del ‘diritto di ogni donna a scegliere’.

In Canada le donne possono scegliere di porre termine alla propria gravidanza per qualsiasi ragione: perché sentono di essere troppo giovani, o troppo avanti con l’età, o perché non reputano di godere di una situazione economica stabile, o perché preferiscono concentrarsi sulle loro carriere o perché semplicemente non se la sentono di avere un figlio o di essere incinta. In ogni caso, il fattore decisivo è la qualità di vita della donna, non quella del bebè, e c’è pure ampio consenso sulla considerazione che sarebbe meglio abortire piuttosto che far nascere un bambino non desiderato.”

Nel caso dell’aborto selettivo sulla base del sesso del nascituro, invece, la decisione non ha nulla a che fare con la qualità di vita della madre, ed invece tutto a che fare con CHI la madre vuole che il bambino sia. Questo specifico tipo di aborto selettivo è interamente motivato da CHI il bambino è o diventerà: una donna.

Da ogni latitudine e da tempo le femministe vengono invitate a spiegare come ritengano di conciliare l’incoerenza tra il loro difendere il diritto di ogni donna a ‘scegliere’ ed il non pronunciarsi circa il diritto di ogni bambina a vivere.

Il punto sta tutto, forse, proprio qui: parlare di aborto tout court potrebbe anche consentire di considerare il feto come ‘un grumo di cellule’, operazione meno semplice quando sappiamo che il feto ha un sesso riconoscibile ed individuabile, come quando si parla di aborto selettivo.

A prescindere da come e se il Governo canadese deciderà di intervenire, risulta evidente che siamo di fronte ad una questione che le sole leggi non riusciranno a rimediare: in Canada bambini e bambine crescono godendo pienamente degli stessi diritti e delle medesime libertà, eppure la vita delle donne viene talmente sottostimata, che una famiglia sarebbe disposta ad abortire piuttosto che avere un’altra figlia.

Il caso canadese ci pone di fronte ad una realtà mondiale: le nostre società assomigliano sempre più a dei Club sociali all’interno dei quali i soci attuali decidono, per cooptazione, sull’incorporazione di nuovi membri.

La psicologia umana ha un funzionamento tale per cui l’uomo può abituarsi, senza alcun problema, ai comportamenti più barbari, purché essi vengano reiterati con la dovuta frequenza.

Viviamo in società che si infliggono, in modo continuo, attraverso l’aborto, una ‘strage di innocenti’ che si spinge fino al termine della gravidanza ed anche nei casi in cui i bambini indesiderati dovessero arrivare alla luce ancora in vita.

Come diceva Bernanos, ci sono una potenza tecnica ed una potenza economica che si sommano e che finiscono per spazzare via ogni scrupolo morale.

Michel Foucault, ne “La volontà di sapere, diritto di morte e potere sulla vita”, chiama questa congiunzione di poteri “bio-potere”: caratterizzato da una manipolazione dei corpi e da una gestione calcolatrice della vita.

Medici che diventano fabbricanti, donne-clienti, bambini interscambiabili e scartabili.