Aborto, una tragedia da non banalizzare

Aborto, una tragedia da non banalizzare

«Aborto, una tragedia da non banalizzare».

Così titola il quotidiano “Avvenire” a pagina 15 dell’edizione odierna. Prendendo spunto dai recenti 4 casi di donne morte in sala parto e di quella morta durante un aborto, il giornalista Paolo Ferrario parla con il prof. Gianluigi Gigli presidente del Movimento per la Vita.

«Per non morire di parto bisogna migliorare l’efficienza dei punti nascita e non è detto che il modo migliore sia chiudere quelli che non arrivano a 500 parti all’anno». Non sempre, insomma, “razionalizzazione” e “sicurezza” vanno di pari passo, ricorda il presidente del Movimento per la Vita, Gian Luigi Gigli, che interviene sui decessi in sala parto delle ultime settimane, avanzando riserve su uno dei capisaldi del Piano del ministero della Salute su gestione e modelli dei punti nascita. «Prima di pensare di sopprimere il servizio in tante località sulla base di dati puramente quantitativi – sottolinea Gigli – sarebbe forse preferibile valutare per ognuno di essi le prestazioni, in termini di esiti e di complicanze».

Più avanti prosegue l’articolo:

In primo luogo, osserva il presidente del Movimento per la vita, chi vuole evitare che le donne muoiano durante un’interruzione di gravidanza, «dovrebbe lavorare con noi per rimuovere le cause socio-economiche che portano tante donne all’aborto». Oggi questo servizio viene svolto «senza alcun efficace intervento preventivo da parte delle istituzioni, ma soltanto con l’aiuto dei volontari dei nostri Centri di Aiuto alla Vita»

Avvenire aborto parto

L’articolo del quotidiano Avvenire

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